I giorni e l’amore

Gli amori impossibili sono quelli che non si dimenticano mai. Ma se una storia impossibile attraversa peripezie e difficoltà e, complice il cambiamento storico e sociale, riesce a rimodularsi nella sua possibilità eterna, che si sublima in assoluta poesia e luce (di pensiero, di scrittura, di minuziosa e scandagliata descrizione delle azioni e dei personaggi che hanno contribuito a viverla), ecco che lo sforzo riesce a ripagare le illusioni, i drammi, le tragedie di un’anima lacerata che non combatte più contro i mulini al vento. Questo è il senso de I GIORNI E L’AMORE, seconda opera di Luisa Sisti dopo UNA VITA SILENTE, uscita da qualche mese per la casa editrice Kimerik. Si tratta di una coppia d’assi letterari da leggere insieme tutto d’un fiato, perché unica è la vicenda sentimentale narrata che scorre in poco più di un quarto di secolo di vita e di avvenimenti – tra costumi, politica e modus operandi – della nostra Italia e del cuore di due imprevedibili personaggi. L’Amore tra il professor Guido Vivanti, emerito professore di filologia romanza e la studentessa-praticante giornalista Laura Savini, di 25 anni più giovane, sembra essere condannato a non essere, complice lo stato civile di lui (sposato da molti anni con due figlie e già nonno), la differenza di età e la relazione semi-lavorativa che li ha fatti incontrare. Se nel precedente romanzo era il silenzio a coprire i sentimenti di un uomo agli occhi della società perfetto e calato nel suo rigore morale, nonostante i combattimenti per riconquistare l’amata ad ogni mossa socio-prevedibile di ritorno alla sua “zona confort”, questo nuovo romanzo – “del tutto di finzione”, ci tiene a precisare l’autrice, pur ispirandosi a racconti e fatti realmente accaduti – lascia trapelare l’assoluta forza della libertà. Si tratta di un’evasione dagli schemi tradizionali imposti dalle convenzioni per esplorare la ricerca del possibile e qui sopravvengono numerose figure umane ritratte a pennello che si intrecciano – sostenute dal caso e dalla volontà, di pari passo – nei percorsi esistenziali di Guido e Laura, spesso ostacolandone gli itinerari ma scatenando anche una formidabile resistenza introspettiva che li aiuterà entrambi – seppur con numerose zone d’ombra e svilimenti – a crescere e lottare per la conquista di se stessi, insieme.

Pedine mosse velocemente dall’abile scacchista di atmosfere che è Luisa Sisti, le figure narrate si muovono spinte da input contestuali: alla base, si è detto, c’è l’Amore tra i due protagonisti (la maggior parte del tempo a distanza, nonostante la concretezza di un figlio messo in cantiere e costretto, per la cruda legge anti-concubinaggio e anti-divorzio dell’epoca a nascondersi), ma a condurne la guida sono anche altri importanti fattori. In primis la Letteratura – quella trobadorica che permea le affinità intellettive del professore, della sua amata e di una collega a lui altrettanto intellettivamente vicina: encomiabile la ricerca compiuta dall’autrice nei meandri del mondo dei trovatori e di una lingua assai difficoltosa ad essere sia scritta ed interpretata. In secondo luogo la Storia. In un arco di tempo che va dal 1965 al 1989, anno scelto non a caso come simbolo della caduta dei muri e delle divisioni, si inseriscono di sguincio e di fronte – spesso coinvolgendo la giovane giornalista e il barone simbolo di un’autorità ideologica in fase di crollo – eventi come la strage di piazza Fontana, le rivendicazioni delle Brigate Rosse, le lotte operaie e l’utopia studentesca. A monte anche la psicologia soggettiva dei personaggi di diverse generazioni, che muta inconsapevolmente proprio in virtù del cammino delle vicende socio-politiche e del pensiero gestazionale del proprio futuro, familiare e professionale. C’è Pia, la moglie abbandonata e vendicativa che si appella alla legge per umiliare il marito ad un ritorno al focolare domestico citandolo in giudizio ma poi accettando l’impossibilità di una forzatura sentimentale; ci sono Cristina e Flaminia, le figlie di Guido che si schierano – ognuna in un modo consono al proprio grado di sensibilità – a favore della felicità del padre; ci sono gli uomini-rivali che in qualche modo (e il libro riserva numerose sorprese in merito) rimangono invischiati geneticamente nell’entourage del prof; c’è la nipote sessantottina rivoluzionaria che attacca il nonno adorato in infanzia su tutti i fronti; ci sono Laura e il figlio-frutto dell’amore di un uomo che “non rischia”, tanto da essere condannati a viverlo isolati. E, dall’inizio alla fine, motore del tutto e osservatore distaccato, c’è Guido Vivanti, il cui comportamento pacato, silente, oltraggioso, irrequieto ma altrettanto nobile, distinto, curato (“un uomo per bene agli occhi della società”), per come è minuziosamente e mirabilmente descritto dalla sua artefice narrante ci continua a sorprendere per le sue non scelte e per la fortuna che si ritrova: un cerchio protettivo d’amore femminile che lo sfida a reagire ma che, ciononostante, si accontenta di quello che non riceve. Ma la morale di questa inettitudine ce la comunica sotto le righe a un certo punto la stessa Sisti a tre quarti del libro: “se non sei in grado di scegliere è la vita che sceglie per te”. E così il professore, sprofondando nei suoi turbamenti che assimila ad un’estasi divina in cui “amore senza colpir ferisce e uccide”, si lascia vivere con l’altrui sostegno amoroso.

I GIORNI E L’AMORE: un affresco corale plausibile di divenire la sceneggiatura di un grande feuilleton cinematografico in cui perdersi, o anche identificarsi…

Fonte

Elisabetta Castiglioni