DOMENICA REGAZZONI: DA LUCIO DALLA ALL’INFINITO…

Chissà se i tempi dell’epidemia COVID-19 saranno brevi per poter rivedere aperti i Musei e chissà se la gente avrà immediatamente voglia di riuscire dalla tana per andare a “perlustrare” da vicino l’arte esposta…. Tempo, però, ce ne è molto ora per apprezzare la cultura, soprattutto nella misura in cui la piattaforma digitale che accompagna l’esprit del XXI secolo offre la possibilità di far arrivare la creatività di molti artisti a casa…
E una eccezionale visita virtuale la offre in questi giorni l’artista Domenica Regazzoni, che si è fatta sedurre dalle canzoni di Lucio Dalla per produrre una serie originalissima di opere ad esse ispirate. Era in corso infatti a Bologna, proprio da fine febbraio, la mostra “A 4 mani”, allestita all’interno della prestigiosa Sala d’Ercole di Palazzo d’Accursio in Piazza Maggiore, purtroppo sospesa fin da subito per l’emergenza. Ora però è online, accessibile a tutti, un breve video che ne riflette lo spirito e si addentra nello stile dell’artista attraverso un excursus tra i trenta lavori esposti, quasi tutti inediti, integrato da preziose immagini di repertorio con commenti diretti del compianto cantautore.
Figlia d’arte (il padre, Dante Regazzoni era un noto liutaio), sorella d’arte (il fratello Cesare è compositore e arrangiatore) e madre d’arte (il figlio, Alessio Bidoli, è un virtuoso violinista con una brillante carriera già avviata), Domenica ha respirato musica fin da giovanissima, per poi convertirla in arte figurativa: le sue opere sono vere e proprie meditazioni in cui si “mescolano” materiali extrapittorici a cromatismi del pennello. Stoccate di blu intensi, pennellate di verdi tenui, sfumature aranci e rosa, oro e rame, rappresentano suggestivi e semantici messaggi dell’anima che vogliono non descrivere o riprodurre, quanto evocare, e così facendo integrare, i dispacci di una narrazione testuale pervasa di poesia, come rappresentano non a caso i brani scritti da Dalla.
Se lirica è la magia dei versi nel raffinatissimo repertorio prescelto, liriche esponenziali sono le atmosfere percorse in questa selezione, sensibilmente curata dalla storica dell’arte Silvia Evangelisti, che ripercorrono un cammino artistico realizzato in oltre un ventennio, dal 1998 al 2019. Quattordici le canzoni “in mostra”: da Henna a Com’è profondo il mare, da Milano a Scusa, da Cosa sarà a L’ultima luna, solo per citarne alcune, accompagnate da brevi pensieri concettuali su ogni pannello, per far vivere al visitatore-spettatore-ascoltatore una sorta di Weltanschauung nella quale la visione del quadro assurge alla dimensione di un’esperienza artistica totale.
“Penso che il “principio” della creazione sia il medesimo in tutte le arti – afferma Regazzoni – anche se i prodotti differiscono tra loro. Le impressioni estetica, visiva, poetica, musicale, sono troppo intrecciate per essere divise! Ciò che è primario nella musica può essere secondario nella poesia e nella pittura, ma le reti d’intersezione sono, a mio parere, fittissime.”
Il rapporto sinergico tra le Arti, così come il confronto tra gli elementi naturali e l’uomo, nella plasmazione e trasformazione di segno e significante della materia, è una costante nel repertorio dell’artista che nella sua lunga e diversificata carriera, interseca figurativo ed astratto per contemplare e interpretare le infinite possibilità della percezione di un oggetto nel suo contesto e nelle molteplici direzioni ermeneutiche a cui va incontro. In questo passaggio dalla Natura all’Arte, Domenica parla di “orchestrazione della materia” espresso in un colloquio intimo e vero con il soggetto ritratto o, per meglio dire, richiamato. Ne sono esempio, oltre alle opere in mostra anche le originali sculture del passato ispirate all’attività del padre, in cui la lima e lo scalpello sfrugugliano il legno per produrre una specifica auto-funzionalità. In tale ambito, la figlia devia dalle orme paterne del più antico artigianato musicale per deflagrare la perfezione dello strumento ad arco verso forme aperte e illimitate: basti pensare alle opere “The Broken Violin”, del 2009, scultura in bronzo collocata in permanenza nel Coltea Park nella piazza dell’Università di Bucarest, o in ferro, come anche a “Preghiera” a Segrate, in legno di abete, a “Cello scomposto” del 2012, fino al recentissimo “Fiore di Violino” in metallo, a Barzio.
Come immersa in una costante colonna sonora, Domenica Regazzoni sfugge al tempo per creare nuove coordinate tra suono e parola, mediate dal colore. Una tridimensionalità introspettiva che si esprime al meglio nella gestualità pensante degli imponenti quadri esposti a Palazzo d’Accursio, proprio a poca distanza dall’abitazione di Dalla. E il mix tra tecniche pittoriche differenti, densità cromatiche aggettanti e il collage di forme ad incastro produce messaggi altamente subliminali nei quali perdersi, immaginare e ricordare, con nostalgia, con amore, col desiderio di ciò che di Bello è ancora possibile.

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