LE DODICI STELLE DI SHAKESPEARE

Si ipotizza che William Shakespeare, prima di scrivere i suoi personaggi, abbia preso come punto di riferimento l’astrologia del suo tempo, quella che annunciava l’esistenza di un intenso rapporto fra universo ed esseri viventi e che sottolineava l’influenza esercitata dai corpi celesti sul mondo fisico. Ben altra cosa, dunque, rispetto all’astrologia giudiziaria, più strettamente legata alla teoria e pratiche delle profezie, in sintesi degli oroscopi. L’argomento ha interessato cosi tanto Enrico Petronio, attore diplomatosi nel Regno Unito e al Piccolo Teatro di Milano, nonché assiduo esploratore shakespeariano che coltiva da anni un blog di successo dal titolo “Lo zio Willy”, che ha deciso di dedicare una monografia sull’argomento, con un’acuta e personalissima analisi del complesso mondo umano ritratto dall’autore inglese secondo le leggi degli astri. “Le dodici stelle di Shakespeare”, pubblicato nella collana “Emersioni” della Lit edizioni ed ora disponibile in libreria, è un curioso manuale che specchia l’autobiografia di Petronio con il suo Bardo confidente nel discernimento di psicologie caratteriali che sembrano proprio derivare da una consapevolezza di principio da parte del loro artefice. Dal “Sonetto 14” (“Non dalle stelle colgo il mio giudizio, eppure mi sembra di saperne d’astrologia”), attraverso il mistero di “Tutto è bene” fino all’analisi del “Romeo e Giulietta”, Petronio racconta il processo che vede collimare le dodici tappe connesse ai segni zodiacali, alcuni dei personaggi shakespeariani più significativi, secondo l’ordine della Natura sulla ruota del Tempo. L’abbiamo intervistato in anteprima e così ci ha raccontato:

“Si tratta di un lavoro iniziato qualche anno fa che continua ad indagare e approfondire le problematiche di ogni personaggio secondo le regole dell’astrologia evoluzionistica, legata ai concetti del tempo, di coscienza (pensiamo al dubbio amletico) e della pietà. Chiedere misericordia per Shakespeare è l’unico modo di salvarsi.”

Qual è il personaggio più problematico che si rileva da questa analisi astro-letteraria?

“In realtà non esiste in Shakespeare un personaggio più problematico degli altri perché nessun segno è migliore o peggiore ed ognuno possiede i suoi difetti come anche le sue qualità. Ogni essere umano ha grandi talenti ma, nelle azioni che l’autore gli fa compiere, corre sempre dei rischi ed è sempre ad un bivio chiedendosi: opero per il bene o per il male? I personaggi ritratti possono quindi sia finire nel baratro sia saper sviluppare le proprie capacità. Non sempre è facile operare una scelta: bisogna decidere se andare per “l’essere o non essere”, girare a destra o a sinistra, camminare verso la felicità o verso i meandri dell’ignoto. I vari personaggi si evolvono durante l’opera shakespeariana e maturano gradualmente nel finale, con la differenza che nelle tragedie muoiono pressoché tutti mentre in commedia esiste sempre un “happy ending”.

E Amleto?

Paradossalmente rispetto agli altri potrei proprio dire che Amleto sia il personaggio più complesso, nato sotto il segno dei pesci, un segno che incarna il dodicesimo, e quindi ultimo, stadio dell’evoluzione di un essere umano, o addirittura dell’ “ultraumano”, come asseriscono alcuni. Il suo tormento interiore è senza fine…

“Lo zio Willy” Enrico Petronio in chi si riconosce?

Essendo nato sotto il segno del Sagittario mi riconosco di più in Angelo di “Misura di misura” o in Coriolano. Nel primo in particolare, di cui analizzo alcuni tratti salienti in questo libro, rivedo la mia paura di disintegrazione in idee astratte ma che penso – almeno in questa fase della mia vita – di riuscire a compensare con la purezza esasperante della mia ricerca, un lavoro che giornalmente continua a pulsare nel mio cranio e che continuerà ad libitum… Una ricerca immateriale ma fulgida.

Di che segno era William Shakespeare?

Pare che fosse un “toro”, il primo segno di terra e si è sempre detto che “La tempesta” sia stato il suo testamento artistico. Non vi sono dubbi che si riconoscesse in Prospero, che rappresenta sia l’isola sia la tempesta: duca esiliato e Grande Mago, egli vive sulla Terra-rifugio (l’isola) che è salvezza dal naufragio, che nutre e ripara, identificandosi allo stesso tempo come colui che ha scatenato la tempesta un attimo prima e che quindi ha provocato il naufragio. Il toro ha una caratteristica: è il segno della pura oggettività, l’unico che riconosce i difetti nelle persone a cui vuole molto bene. Questa è la forza di Shakespeare: pur amando tutte le sue creazioni, ce le ha raccontate senza fare loro sconti. Anche il più grande eroe ha le sue colpe… Nella sua magnifica scrittura, Shakespeare è maledettamente obiettivo!

Fonte

Elisabetta Castiglioni